Frequencies 2018

Castel Negrino Arte

febbraio – aprile

Inseguire le frequenze del colore di Matteo Galbiati

Dopo una lenta, lunga, a volte anche sofferta e tribolata, gestazione e meditazione, la ricerca di Gianluca Patti ha iniziato a seguire la propria autentica, esuberante e definita, ma anche intima, sincera e spontanea, vocazione. Ha conseguito, con il senso del sacrificio e della rinuncia, il suo indirizzo e il suo orientamento che, comunque, non costituiscono per lui certo un approdo, ma sono un nuovo inizio, sicuro e solido.Concentrato in un perdurante corpo a corpo con la materia pittorica, Patti ha dedicato un lungo tempo allo sviluppo del suo sentire autentico e lo ha incontrato con una costante pratica del fare: il suo esercizio formale rivolto, fin dalle prime esperienze con la pittura, verso un dialogo stringente con il colore, inteso come sostanza concreta, spessa, fisica e tattile, si è poi lentamente risolto, appunto, da una concezione “tradizionale” della sua scrittura, in un’accezione più informale e solida del materiale cromatico.

Passando da velature evanescenti, tinta su tinta, dove figurazioni semitrasparenti si profilavano nel vuoto come intuizioni emergenti di qualcosa in bilico sull’apparire, il colore nel tempo si è liberato da quelle “intrusioni” forti per quanto labili, decise benché eteree, per trovare la sua autenticità espressiva solo nella realtà costituente della sua essenza più palpabile. Patti ha trovato che la ragione del suo interesse non fosse tanto nella prevedibile risposta di una figurazione eventuale, ma che il suo essere artista gli imponeva una ricerca e un’indagine altra, le cui risposte andavano cercate proprio nell’effetto sensibile che il colore suscita nella sua essenza impalpabile e trascendente, non certo nel suo tono rappresentativo di medium tecnico. Il colore deve essere al centro di ogni sua riflessione e di ogni suo pensiero, nella purezza della sua essenza e delle sue consistenze.

Il suo gradiente espressivo si è allora rafforzato accettando quella corrispondenza corroborante dettata dal merito della plasticità modulabile e malleabile insita nella tensione cromatica specifica: lo sguardo di Patti ha imposto alle mani di agire, di “soffrire” le istanze e le leggi del colore che si dichiarano
immediatamente nella deducibile sua magmaticità emergente e propulsiva, sorgendo da un nuovo orizzonte non figurale.

Questo dare rilievo e spessore, peso e corpo, all’immagine pittorica ha finito col definire, nello stesso momento e in modo parallelo, un imprinting emotivo con la sensorialità stessa dello spettatore, interpellandone non solo le tensioni ottico-visive, ma anche quelle tattili e, per certi o versi, uditive. Nelle sue composizioni arriva – metasemanticamente – a modulare una prolifica ed emergente emulsione di consistenze i cui pelaghi, come ricognizioni aeree di geografie dell’immaginario e del possibile, intro-proiettano l’osservazione in uno sconfinato vagare alla ricerca di significazioni inizialmente ancora troppo legate ad una retorica dell’apparire.

Frequencies 2018

Il passaggio successivo è stato caratterizzato da una profonda rinuncia all’eccesso della ridondanza che, pur garantendo un solido riscontro con quella natura non troppo intellettualistica del dipinto, sentiva non appartenergli fino in fondo.Ecco allora che gli ingredienti senza variare troppo, si riducono, si concentrano, si epurano e, scandagliando nella profonda ragione di un fare che interpella il proprio sentire in ogni attimo, si placano nel silenzio rumoroso di una pronunciante variazione di monocromie.

Le superfici si solidificano nello spessore minimo, piatto, che concede comunque una sensibilità concreta, senza eccedere nel superfluo. Senza abbandonare mai completamente la carica degli spessori del colore e delle atmosfere delle tinte, sopraggiunge ad una risonante soluzione di una sola tinta le cui “frequenze” attivano altri orizzonti, altre ragioni che le sue immagini mai (o solo in modo inconsapevole e superficiale) avevano fatto prima di adesso. Le prime tele e tavole della serie Frequencies descrivono molto delle conquiste dell’artista e di come il suo spirito abbia saputo dialogare con la ragione e la passione per donare all’altro la nuova esperienza di queste opere.

L’immaginazione corre spazi, attraversa confini, oltrepassa profondità che prima le erano negate dal virtuosismo ridondante e che ora, toccata un’esatta virtù, sa dare priorità alla liricità della poesia della materia-colore. La resina si concede come presenza trasparente che fissa il tutto, che trattiene nella sua cristallina definizione le aperture di ogni possibile altro racconto: raccoglie, dietro al sua lucente cortina, ogni altra narrazione attribuibile dall’incontro con le ramificazioni del pensiero dell’altro.

La posizione che acquisiscono questi dipinti – senza timore passano dal piccolo al grande formate senza inficiare la gradevolezza dei loro assunti e valori intrinseci – è quella di una immediato appagamento, di uno spontaneo piacere delineato dalla palese loro consistenza di oggetti concreti: qui il fare di Patti gioca su un territorio ambiguo e s’incammina sul confine di due opposte percezioni. Da una parte abbiamo rilevato il desiderio di abbandonare linguaggi eccessivi e pletorici per farsi più onirico e leggero, dall’altra, invece, conseguita questa intrigante poeticità, non riesce a fare a meno di manifestarla e di accertarla sempre quale fatto concreto. Vero.

Questo lo fa portando ogni quadro, ogni esito pittorico, a concludersi come presenza oggettuale e fisica, incombente nella sua apertura al tutto-niente della sua dimensione filosofica più sommersa. Tra astratto e concreto, tra mentale e fisico ogni opera palesa infinite modulazioni, infiniti passaggi e ritmi di cui quelli visibili sono solamente un frammento, una particella che l’artista fissa nell’assoluto di un divenire incoglibile e non trattenibile.

In questo senso si inquadra ulteriormente l’espressività animata, quantunque tenti una sorta di organizzazione ordinata delle sue differenti componenti e delle sue micro frammentazioni, delle formulazioni asserite nelle Noise Frequencies, sviluppo della frequenza monocroma della serie precedente che qui si moltiplica in un ordinamento puntiforme di molteplici texture cangianti.

Ancora il rapporto con la superficie – da notare l’insistere sulla densità del corpo del colore che qui denuncia un rilievo effettivo con una nuova modalità di imprimere avvallamenti ed affioramenti – diventa il mezzo per definire una musicalità innata nel divenire progressivo del colore che non si
offre nella logica compositiva, ma nell’autonomia espressiva redatta tanto dal caso, quanto dalla mano dell’artista-esecutore.

Patti, allora, sovrappone un insieme di gestualità diverse per natura, modi, esiti e intensità espressive che nella preordinata griglia di punti regolari scardina ogni tentativo di catalogazione e regolamentazione dei principi del suo dipingere concreto. Inoltre, qui, la fresca effervescenza di questi lavori si arricchisce di quella complessità che, prima silente, ora si amplifica nella differenziazione sincronica di un pulsare di “rumori” che stabiliscono quel fluire, ora emergente, ora immersivo, delle tonalità che si sovrappongono l’una all’altra, l’una dentro l’altra.

La rarefazione logica della grammatica pittorica si avvantaggia del pulsare risonante di queste pitture che sono, a questo punto, una giusta opposizione a quelle della serie precedente, in un altalenante dialogo di reciproca sussistenza e pertinente appartenersi libero.

Da uno all’altro questi due modi-mondi, nel loro parallelismo necessario e necessitante, acuiscono una scambievole energia e forza che attesta il percorso di maturità che l’artista ha conseguito nel volgere di pochi anni di lavoro. Da una parte o dall’altra lo sguardo insegue, attraverso percorsi diversi, una stessa finalità che cerca di stabilire un contatto visivo, palese e tangibile, con la frequenza insita nell’anima stessa del colore che in Patti si può dire inizi a produrre i proficui primi esiti di un’esperienza che sta sapientemente consolidandosi nell’emozionare altri sguardi, altri visioni, altri sentimenti.